Da Granada a Venezia: l’infanzia e l’adolescenza di Mariano Fortuny

Mariano Fortuny portrayed by his father
Mariano Fortuny all'età di sei anni
Mariano Fortuny, all’età di sei anni, ritratto da suo zio Ricardo de Madrazo, 1876

Mariano Buenaventura Isabel Federico Mamerto Cecilio de la Santísima Trinidad nasce l’11 maggio 1871 a Granada, nella Fonda de los Siete Suelos ai piedi de l’Alhambra, dopo che la famiglia, composta dal padre pittore Mariano Fortuny y Marsal, dalla madre Cecilia de Madrazo y Garreta e dalla sorella María Luisa, aveva lasciato Parigi l’anno precedente e si era stabilita in Spagna. Il piccolo Mariano cresce circondato da artisti, pittori, architetti, critici d’arte e artigiani, che lo influenzeranno notevolmente, facendo crescere in lui un già forte rispetto per la storia e le tradizioni e un’apertura senza pari nei confronti delle altre culture, che sarà incoraggiata anche dai numerosi viaggi e spostamenti intrapresi insieme alla sua famiglia. Dopo due anni in Andalusia, infatti, nell’autunno del 1873 il padre decide di trasferire la propria residenza in Italia, a Roma, a Villa Martinori sulla via Flaminia. Morirà l’anno successivo a soli trentasei anni a causa di una breve malattia. A febbraio Cecilia accompagna i figli a Parigi, stabilendosi prima in rue des Écuries-d’Artois, poi al 152 dell’Avenue de Champs-Élysées, insieme al fratello Raimundo de Madrazo, diventato un celebre pittore e ritrattista dell’alta società parigina della belle epoque, e il figlio di quest’ultimo Cocò.

Dopo aver visitato Venezia per la prima volta, Mariano, che ha ormai sette anni, viene incoraggiato dalla madre a iniziare a dipingere, seguendo le impronte del padre dapprima sotto la guida di Raimundo, poi come allievo di Benjamin Constant, pittore di soggetti orientali e affermato ritrattista. Conosce, tra gli altri, Paul Baudry, Jean-Louis Meissonier, Leon Bonnat e Jean-Léon Gérôme e frequenta esposizioni d’arte d’avanguardia, pur mantenendo sempre un approccio tradizionale alla pittura e nutrendo una profonda riverenza nei confronti dei maestri del passato, quali Tiepolo, Rubens, Velázquez, Carpaccio, Tiziano e Tintoretto. In questi anni apprende anche le principali tecniche di incisione, si dedica ai ritratti e continua a viaggiare insieme alla famiglia, tra Venezia, Biarritz in estate, Madrid, e di nuovo Parigi. Nel 1883 il pittore Giovanni Boldini invita Mariano a una serie di balletti in scena al nuovo Éden-Théatre, dove quest’ultimo rimane affascinato da ciò che accade dietro le quinte. È qui che nascerà la sua passione per il teatro e le tecnologie sceniche.

Nel 1889, in una lettera a Raimundo, Cecilia scriverà che Parigi è ormai diventata troppo cara e troppo affollata a causa del turismo. A questo si aggiungono i frequenti attacchi d’asma di Mariano, diventato allergico ai cavalli e soggetto alla febbre da fieno. La famiglia decide, così, di trasferirsi definitivamente a Venezia, acquistando Palazzo Martinengo, a San Gregorio, vicino alla Basilica di Santa Maria della Salute e affacciato sul Canal Grande, ed esponendovi la sua ampia collezione di “objets d’art”. L’atmosfera nostalgica e le influenze orientali tipiche della città lagunare accrescono l’amore di Mariano, ormai diciottenne, per il passato tanto da spingerlo a visitare gallerie d’arte, chiese, calli e campi con in mano la sua macchina fotografica, per immortalarli e studiarli. Il salotto della famiglia diventa, inoltre, luogo di incontro artistico, letterario e musicale. Inizia così a tratteggiarsi l’approccio eclettico di Fortuny, dal quale avranno origine le molteplici sperimentazioni e ricerche da lui effettuate in una gamma vastissima di discipline.

      Fonti: I Fortuny. Una storia di famiglia, Museo Fortuny Venezia, Palazzo Orfei, curato da Daniela Ferretti con Cristina Da Roit, 2019 Mariano Fortuny. His Life and Work, Guillermo de Osma, V&A Publishing, 2015
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